Ogni impresa nasce da una “visione”, da un’idea di cosa debba divenire ed essere.
All’inizio questa “visione” è solo nella mente dell’imprenditore ma affinché l’impresa cresca, si sviluppi e “viva” nel tempo la stessa visione deve necessariamente diffondersi ed essere condivisa da tutti coloro che vi operano direttamente o indirettamente.
Per renderlo possibile ogni impresa dovrebbe avere e condividere un proprio piano strategico a medio termine che ne guidi i programmi e le azioni, eppure la mia esperienza è che – ancora oggi – poche realtà spendono del tempo nella pianificazione ed hanno un’idea precisa di dove stanno andando.
D’altra parte mi capita invece – troppo spesso – di veder spuntar fuori dei “piani” nelle situazioni di crisi, piani che nascono per lo più all’esterno e che in realtà non hanno nulla a che fare con la “visione” di cui si parlava innanzi.
Ma che cos’è un piano strategico? Sintetizzando ed estremizzando si potrebbe dire che un piano strategico non è altro che un documento in cui si individuano e condividono, formalizzandoli, gli obiettivi economici, finanziari, di vendita, di produzione e, perché no, sociali che si vogliono raggiungere nonché i mezzi e i modi per raggiungerli.
Ciò che rende davvero irrinunciabile per un impresa l’avere un piano è però l’attività di pianificazione che c’è dietro, ossia quella serie di analisi interne ed esterne, di presa di coscienza oggettiva di punti di forza e di debolezza, di opportunità e minacce che, filtrati e interpretati dalla mente imprenditoriale, finiscono per indicare e tracciare la via da seguire.
Ovviamente ogni realtà economica – anche senza un piano strategico – segue di per se una sua strategia (cosiddetta “strategia emergente”) ma lo fa senza saperlo, senza aver chiaro l’obiettivo da raggiungere e la strada da fare per raggiungerlo: in realtà vive giorno per giorno e più che “agire” secondo un piano “reagisce” a ciò che succede fuori e dentro di se.
Un piano strategico e l’attività di pianificazione che racchiude è importante inoltre per creare “esperienza” all’interno di un’organizzazione: quante volte vedo ripetere agli imprenditori gli stessi errori e vanificare così sforzi e sacrifici che meriterebbero invece una giusta ricompensa! Ebbene, avere un piano chiaro di cosa fare ci aiuta anche ad analizzare e capire, la dove gli obiettivi non siano stati raggiunti, i motivi e le cause che hanno generato l’insuccesso, permettendoci così di non ripetere gli stessi errori in futuro.
Oggi ci sono davvero tutti i mezzi per poter iniziare un percorso di pianificazione all’interno della propria azienda e non è più scusabile rimandare ancora quest’attività: la volontà di farlo, la capacità di mettersi in discussione e magari il supporto di un team di professionisti capaci in materia, può bastare allo scopo e permettere ad ogni organizzazione di iniziare un processo di cambiamento importante quanto profondo.
Winston Churchill, statista britannico, era solito dire “i piani sono inutili ma la pianificazione è tutto”: forse è proprio perché spendeva del tempo nel pianificare le sue azioni che la storia lo ricorda.